Professore Associato, docente di Archeologia Subacquea presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento
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International Award "Tecnovisionarie®" 2024Sono archeologa, professore associato presso il Dipartimento Beni Culturali dell’Università del Salento; insegno Archeologia Subacquea dall’a.a. 1998-99, Cataloguing Methods and Promotion Strategies for Cultural Heritage nel corso di laurea in Digital Humanities, Archeologia dei paesaggi costieri e subacquei nell’ambito della Scuola di Specializzazione in Archeologia.
Ho svolto docenze in altri Atenei e in corsi extrauniversitari, ho coordinato e coordino vari progetti a carattere interdisciplinare e respiro nazionale e internazionale, come quello appena concluso, UnderwaterMuse, nell’ambito del programma di cooperazione Italia Croazia.
Linea direttrice delle mie attività è l’archeologia dei paesaggi, in particolar modo costieri e subacquei, attraverso la riflessione sulle problematiche di carattere geomorfologico e paleoclimatico, lo studio delle forme e dei modi del popolamento costiero nell’antichità, le dinamiche d’interazione tra uomo e ambiente. I miei lavori mirano alla conoscenza, tutela e valorizzazione dei paesaggi d’acqua anche attraverso la realizzazione di sistemi informativi territoriali e la partecipazione ai processi di elaborazione dei Piani Paesaggistici Regionali. Molte delle mie attività si collocano nell’ambito dell’archeologia pubblica, strumento di sviluppo sostenibile dei territori, e della terza missione dell’Università, come la progettazione e la cura di numerosi allestimenti di mostre e musei; sono direttore scientifico del Museo del mare antico di Nardò.
Tra 2015 e 2018 ho diretto l’Istituto regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia (IPAC), divenuto poi ERPAC. In questo ruolo mi sono dedicata ad ampi programmi di educazione al patrimonio (anche per le fasce infantili e giovanili) e di formazione degli operatori, nonché alla ricerca, tutela, valorizzazione e comunicazione del patrimonio culturale, inteso come “bene comune”, nello spirito della Convenzione di Faro.